Al giorno d’oggi sempre più CEO e Amministratori Delegati, alla guida di alcune delle più grandi società italiane, utilizzano i social media per rafforzare la reputation aziendale online.
Un cambiamento epocale dunque nel ruolo dei top manager, che sono voce dell’azienda, diventandone i primi testimonial per veicolare valori e mission sia offline che online, con importanti benefici per l’organizzazione stessa.
Secondo un recente studio diBrunswick Group, società internazionale di consulenza strategica, infatti, avere una buona presenza sui social media porta una maggiore fiducia interna – con circa 2 dipendenti su 3 che preferirebbero lavorare per un CEO che utilizza digital e social media – ed esterna, grazie all’aumento di potenziali investitori.
Ciò che emerge è che, dopo Covid-19, anche la leadership si è dovuta trasformare: ai top manager viene chiesto di essere più accessibili, trasparenti ed empatici, consolidando le loro connessioni con gli stakeholder e attraendo nuovi talenti e partner commerciali anche online.
Un modo innovativo per essere maggiormente competitivi, nonché per costruire e sostenere la fiducia dall’interno, resistendo ai momenti di crisi.
Ma quali sono gli stili della comunicazione dei manager presenti sui social media?
Nonostante questo tipo di comunicazione non possa essere univoca, poiché ogni profilo social presenta aspetti diversi a seconda della verticale di riferimento, dei temi trattati e della frequenza di pubblicazione, l’Osservatorio Social Top Manager ha identificato dieci tipologie che definiscono il comportamento degli executive sui principali social.
La ricerca ha preso in analisi Linkedln, Instagram e Twitter individuando dieci categorie principali che delineano sia le modalità di utilizzo dei social media, che il tasso di interazione generato dai propri contenuti.
Ai primi posti della classifica troviamo così World leader e Country Ambassador, ovvero CEO e AD impegnati attivamente a rappresentare il proprio Paese nel mondo, spaziando dai successi lavorativi, sino ai temi di attualità. Generalmente si tratta di leader molto attivi anche nel settore editoriale (stampa e altre pubblicazioni), che assumono anche un peso politico.
Seguono i Market e i Brand Ambassador che invece si concentrano solo sul proprio mercato di riferimento, trattando anche di come i temi di attualità possano trasformare le dinamiche di settore. Queste tipologie di top manager prediligono una comunicazione orientata ai successi e allo sviluppo dell’azienda in cui lavorano, veicolandone valori e mission.
E ancora gli Interactive e gli Editor che generano interazioni consistenti e apprezzamento sui social realizzando contenuti solo per una cerchia ristretta di pubblico.
Gli Sharer, che all’attività di like e commenti ai contenuti altrui, aggiungono quella della condivisione, focalizzandosi in particolare sui contenuti riferiti all’azienda o al settore di cui fanno parte.
I Reactive, che si contraddistingue per una comunicazione stentata, senza un piano strategico dietro e, infine, gli Inactive presenti sui social media, ma con profili inattivi e gli Asocial completamente assenti online.
Sebbene l’idea di combinare business e social media possa intimidire, sono molti i leader che hanno colto la potenzialità di questa attività, avviando un piano di comunicazione strutturato con esperti in Personal Branding e Digital Marketing.
Come Miller Group abbiamo colto in prima linea questo trend trasformandolo in un servizio costumizzato per gli imprenditori che desiderano ottimizzare l’impatto della propria azienda partendo proprio dalla loro immagine.
Un’attività che incoraggia la trasparenza e crea credibilità aziendale, consentendo ai dirigenti di apprendere come vengono visti dall’esterno, quali sono i problemi da affrontare e come è possibile migliorare la reputazione.
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